29 aprile 2014

HIGHWAY




Highway è stato concepito per rimanere indigesto, per graffiare sulla pelle, per far risuonare le sue parole, e le sue grida nella sala cinematografica anche dopo ore, quando ormai la stanza sarà buia e vuota. Un film che può venir facilmente snobbato, criticato, scansato neanche fosse un cucchiaio di medicina, e che forse non si vorrà iniziare una seconda volta, come tutte le cose che fanno male.  


TRAMA
Veera (Alia Bhatt), figlia di un ricchissimo uomo d’affari di Delhi, viene presa in ostaggio durante un furto d’auto e trattenuta da un gruppo di malviventi guidato da Mahabir (Randeep Hooda). Prima di poter chiedere il riscatto alla famiglia della ragazza il gruppo deve far perdere le sue tracce e sfuggire ai controlli della polizia.


La storia si costruisce sull’evoluzione, e sulla caduta, degli opposti. Situazioni, paesaggi e personaggi che sembrano essere agli antipodi, ma solo a un primo sguardo. La narrazione va avanti e i veli si strappano uno ad uno, mostrando una realtà nuda, e non più confusa dalle apparenze, dai luoghi comuni e dal perbenismo. Allo stesso modo Veera e Mahabir, divisi da una spaccatura profonda, scavata dalla società e dalle circostanze, appaiono sempre meno in conflitto e sempre più uguali, dal momento in cui si dimentica tutto il resto e si lascia alla spalle la realtà.
La strada che i personaggi percorrono senza una destinazione è un tragitto che guida lentamente verso la riconciliazione con se stessi. Il regista mette in piedi una situazione falsa al fine di mostrare qualcosa di vero, una narrativa a più strati. Se ad un primo livello c’è il gioco degli opposti, lo strato successivo è lo scontro tra il dentro e il fuori. Luoghi chiusi ed emozioni chiuse, spazi aperti e grida che vengono da dentro, silenzi imposti dalla società e urla mascherate nel silenzio.  Non c’è amore, non c’è fisicità, l’incontro tra i personaggi si basa sulla condivisione. Si capovolgono i concetti di paura, pericolo e brutalità. Dove si nascondono veramente questi tre elementi? Qual è il punto di partenza dalla fuga? Veera e Mahabir  stavano fuggendo prima, nell’accettazione passiva degli eventi, o dopo, nel momento in cui perdono la ragione e smettono di abbassare la testa?
Perdere la ragione si può, e non è affatto infrequente, delle motivazioni possibili sono pieni libri e sceneggiature di tutto il mondo, l’uomo è forse naturalmente destinato alla follia, se cerca di arginarsi, e di inscatolarsi, lo fa perché non ha altra scelta, solo così potrà continuare ad essere segretamente folle, e farlo nel luogo più nascosto di sé.  Forse quando si guarda in faccia il proprio dolore, o quando si asciugano dal viso lacrime di felicità, ci si sente un po’ più vicini a una dimensione liberatoria di follia, un’area quasi sacra dove niente è come dovrebbe e dove si è lontani da tutto, un po’ come Veera e Mahabir tra le montagne.
I due attori protagonisti mi hanno sorpresa, seppur in modo diverso.  Non mi aspettavo un performance così matura da parte di Alia e nemmeno dei cambiamenti così profondi in Randeep Hooda. Se la ragazza sembra appena emersa da un bagno in una fonte miracolosa, Randeep abbandona completamente la sua immagine da sciupafemmine e si trasforma fino ad essere irriconoscibile. Non si tratta di trucco di scena ma di impegno e di dedizione profonda al suo personaggio. Dopo questo film temo che sarà davvero difficile poter parlare male di lui o continuare a considerarlo un attore “di cornice”.
Il viaggio può rivelarsi più importante della destinazione ma come tutti i percorsi prima o poi deve giungere al termine. La difficoltà maggiore nel realizzare un film di questo tipo è riuscire a trovare il modo di chiuderlo, e farlo senza perdere il controllo o addolcire troppo la pillola. La domanda “come finirà?”  mi ha martellato la testa durante tutta la seconda parte. Immaginavo che il finale sarebbe stato il punto debole del film ma tra le varie ipotesi possibili quella scelta dal regista è stata forse la meno peggio.  
Imtiaz Ali non fa che confermare il suo talento e continua a sperimentare senza paura. Il film non è un road movie, non è una pellicola d’azione, non è una storia romantica, non è un dramma sentimentale. E’ forse il film dei NON E’.  Highway è semplicemente la strada, il movimento, il canale di uscita delle emozioni represse, la pagina del passato che si legge ad alta voce e poi si strappa, la felicità di trovare qualcuno che, anche se solo per poco più di un istante, riesca a guardare nella stessa direzione.
Le contraddizioni e i conflitti di Highway mi hanno fatto pensare a un racconto di Herman Hesse intitolato proprio Dentro e Fuori, credo che queste frasi, prese umilmente in prestito da uno dei miei autori preferiti, possano avvicinarsi in qualche modo a questo lavoro (per me capolavoro) di Imtiaz Ali. “Scambiare fuori e dentro, non per costrizione, non soffrendo come hai fatto tu, ma liberamente, volontariamente. Chiama il passato, chiama il futuro: ambedue sono in te! Oggi sei stato schiavo del tuo intimo. Impara a esserne padrone”.

Il mio giudizio sul film :  ****1/2   4,5/5

ANNO : 2014

REGISTA: Imtiaz Ali

CAST : 
Alia Bhatt ........................... Veera Tripathi
Randeep Hooda .................... Mahabir Bhati

COLONNA SONORA : A.R. Rahman

PLAYBACK SINGERS :  A.R. Rahman, Jonita Gandhi, Sunidhi Chauhan, Sweta Pandit, Sultana Nooran, Jyoti Nooran, Lady Kassh, Suvi Suresh, Krissy, Zeb, Alia Bhatt


QUALCOS'ALTRO : 
Il film è stato proiettato (in anteprima) durante la 64a Edizione del Berlin International Film Festival.  Maggiori informazioni, e photo galleries  (gustose soprattutto per il pubblico femminile), negli articoli pubblicati da Cinema Hindi nella sezione Breaking News.
Non dimentichiamoci che Randeep Hooda (anche se in questo film fa di tutto per non darlo a vedere) è uno degli uomini più sexy e arrapanti del pianeta Terra. Gustiamoci ancora una volta questa intervista segnalata da Cinema Hindi.  Randeep Hooda : intervista e video . 
Karan Johar, durante la quarta edizione del suo show televisivo Koffee with Karan ha chiesto a tutti i suoi celebri ospiti la domanda: "Alia or Parineeti, the brighter future?" Senza nulla togliere a Parineeti, dopo la visione di questo film mi aspetto di avere un sogno questa notte dove Karan mi pone la stessa domanda e io rispondo "Alia, Alia, Aliaaaa!!!!"

21 aprile 2014

TOTAL SIYAPAA



Ci sono film che incontrano di colpo una sorte infelice, recensioni impietose e incassi deboli, alcuni titoli se lo meritano (altri sfuggono a questo destino ma se lo meriterebbero alla stragrande) altri invece ci cadono per caso e finiscono in una categoria in cui non dovrebbero assolutamente stare.  Coloro che sgranocchiano quotidianamente film come biscotti, e che non potrebbero vivere senza, non si lasciano certo impaurire da tutto ciò che è stato detto, scritto e diffuso in rete. E a volte si fanno delle belle scoperte, come nel caso di Total Siyapaa.

TRAMA
Aman (Ali Zafar) e Asha (Yami Gautam) decidono di sposarsi. Arriva finalmente il giorno in cui la ragazza decide di presentare il fidanzato alla sua rumorosa famiglia punjabi, ha parlato a tutti di lui ma ha dimenticato un dettaglio, l’uomo che ha scelto di sposare è pachistano.

Fare una buona commedia non è affatto facile, continuo a credere che sia più difficile far ridere che far piangere, soprattutto se si rincorre l’obiettivo nel modo giusto, senza rifugiarsi in battute scontate, doppi sensi e a volgarità. Total Siyapaa è una commedia pulita ambientata nell’arco di una sola notte, un film/teatro breve ma ritmato, del quale non scarterei nemmeno un secondo. La storia è guidata da una serie di disavventure che le coppie miste prima o poi si ritrovano ad affrontare, alcuni spunti comici dello script sono presi da situazioni molto meno cinematografiche di quello che si potrebbe pensare. Il film è ben saldo al terreno grazie alle interpretazioni di un cast da applaudire fino a fratturarsi le mani, la cui regina incontrastata è Kirron Kher (favolosa e inimitabile!) accanto al suo compagno di scena, e di vita, Anupam Kher (un puro spasso, che altro dire).  
Ali Zafar è una presenza alternativa a Bollywood, il ragazzo merita davvero, la sua personalità e accattivante e stuzzica più di un aperitivo, per farmi felice dovrebbe girare come minimo un film al giorno. Semplicemente lo adoro e lo trovo perfetto soprattutto per la commedia intelligente (vedi il fantastico Tere Bin Laden) o più elegante, un po’ Hollywood degli anni d’oro, come Total Siyapaa.  Se c’è un genere cinematografico la cui qualità sta andando a picco negli ultimi anni è proprio la buona commedia, ovvero film che non siano solo simpatici, ma che facciano veramente ridere (e ridere di brutto), che riescano a convincere anche un pubblico internazionale e che non siano fiere di volgarità e ragazzotte in bikini. C’è bisogno di prodotti come questo per risollevare la media, pertanto la notizia del suo scarso successo mi resta proprio sullo stomaco, neanche fossi andata subito a letto dopo una serata di giropizza.
Si gioca con intelligenza, e senza parteggiare per una causa piuttosto che per un’altra, sul tema indiani/pachistani, ma si lancia la palla in un campo neutro: una modernissima Londra multirazziale dove Aman e Asha si innamorano senza tenere conto dei rispettivi paesi di provenienza.  A rinfrescargli la memoria saltano fuori poi tutta una serie di personaggi, dal poliziotto britannico ossessionato con le “indagini preventive”, alla madre della ragazza, una casalinga punjabi vecchio stile che sfoggia dei monologhi degni di un drammaturgo ubriaco. Al quadretto di pura follia si aggiunge un padre smemorato che vaga per la città mettendosi in una serie di guai, una fratello razzista e teppista, un nonnetto armato, una sorella maliarda che beve vino a “scopo terapeutico” e il suo marito spilorcio terrorizzato dall’idea di spendere denaro. 
Mi sto dimenticando di qualcuno, ma si, Asha, ovvero Yami Gautam. Un’attrice con i piedi per terra e non una diva da copertina, capace di illuminare lo schermo con un sorriso ma anche di far ridere tanto quanto Ali Zafar e Kirron Kher. Oltretutto la trovo bellissima, insomma, se fossi un regista la scritturerei di continuo, fino all’età della pensione.
Neanche dieci minuti e Total Siyapaa è già candidato a diventare uno dei miei film preferiti del 2014. Non conosco quali saranno le sorprese delle prossime stagioni, ma è certo che questo titolo, responsabile di avermi causato un attacco di colite dalle risate, merita di sicuro un posto nella mia top ten.

Il mio giudizio sul film : **** 4/5
Giudizio direttamente proporzionale all'attacco di colite causato.


ANNO: 2014
REGIA:  E. Nivas
TRADUZIONE DEL TITOLO : Caos totale

CAST
Ali Zafar ............................. Aman

Yami Gautam .........................Asha

Kirron Kher ........................... la madre di Asha

Anupam Kher ......................... il padre di Asha

Sarah Khan................................. la sorella di Asha

Anuj Pandit ............................il fratello di Asha

Vishwa Badola .................. il nonno di Asha

COLONNA SONORA: Ali Zafar

PLAYBACK SINGERS: Ali Zafar e Fariha Pervez

19 aprile 2014

HASEE TOH PHASEE




Come sarebbe noioso il mondo senza le commedie romantiche. Quasi non riesco a immaginarmelo. Il giorno in cui spariranno dalla faccia della terra emigrerò su qualche nuovo pianeta (purchè dotato di prese elettriche) portando con me solo un computer, un hard disk e una pila di dvd. A scongiurare l’estinzione di questo antidoto miracoloso alla noia per fortuna c’è il cinema indiano, un’onorabile industria che non ha ancora smesso di sognare e lancia sul mercato iniezioni di positività e di calore per dare un tocco diverso alla vita di tutti i giorni. Hasee Toh Phasee è una commedia romantica a tutto tondo, per gli amanti del genere una tazza di gelato da gustarsi nel luogo più confortevole della casa.

TRAMA
Nikhil (Sidharth Malotra), cerca di sfondare ma è a corto di finanziatori, il fidanzamento con la ricca Karishma (Adah Sharma), stilosissima aspirante attrice di bollywood, potrebbe porre fine ai suoi problemi, fino a che non spunta fuori dal nulla Meeta (Parineeti Chopra), la sorella stravagante e imbottita di psicofarmaci che la futura sposa vorrebbe nascondere agli occhi della famiglia in occasione delle sue nozze.

Da quando si inizia ad apprezzare un film? Qual è il momento in cui si decide se è amore oppure no? Un attimo è sufficiente per far scuocere la pasta e far scendere a picco la qualità del migliore dei piatti. Non mi ricordo quando il minuto decisivo è scoccato, so’ solo che dopo un inizio freddino di colpo ho iniziato a seguire il film con divertimento e attenzione, il tempo ha preso a volare e ancora, a distanza di ore, sembra irrintracciabile. Il finale è arrivato senza che me ne accorgessi  lasciandomi una sensazione positiva, e tanta voglia di aprire un file word per intraprendere una recensione.
Le ragazze della porta accanto ora sono di moda e la scaltra Parineeti si sta costruendo una carriera brillante sulla sua immagine da persona comune, chiacchierona, energica e dal sorriso smagliante. Mi piace, mi convince sempre di più, la sua carica e la sua autoironia fanno girare le scene dal verso  giusto. Ma fin qui niente di nuovo.  Poi sono arrivate le parti più emotive e difficili da interpretare, e da lì ho finalmente imparato ad apprezzarla in tutte le sue sfumature, rompendo una volta per tutte un grosso (ed errato) pregiudizio dal nome “Parineeti cugina di”.  Sidharth si muove bene, è un bel ragazzo ma non mi trasmette più di tanto, non mi impazzisce l'ormone, forse semplicemente non è il mio tipo ma come attore non è affatto da buttare. La  sua personalità è in linea con il personaggio di Nikhil, la sua interpretazione è molto spontanea, gli ci vorranno anni forse per smettere di essere lo “studente dell’anno” però ci siamo, l’autostrada è lunga ma l’indirizzo impostato nel navigatore è quello giusto.
Si sente lo zampino di Karan Johar, eccome, nello stile generale della pellicola, nei colori abbinati, nella qualità impeccabile delle riprese, negli arredi, nella creazione di ambienti interni, ed esterni, anche troppo belli per essere veri (e infatti si tratta quasi sempre di sets).  Immagino che dietro ad una scena sensuale e delicata, racchiusa in pochi secondi, e di forte impatto, ci sia non tanto la mano del regista quanto quella di Karan, un pittore famoso che lascia in HTP una pennellata indelebile. Se non è un colpo del maestro si tratta comunque di un’imitazione degna d’onore.
La storia? Un inizio prevedibile e un finale classicissimo. E’ tutto quello che c’è nel mezzo a fare la differenza. Dopo aver pensato più di una volta che l’overacting di Parineeti nella prima parte fosse fuori luogo, e che le espressioni di Sidharth Malhotra non cambiassero mai, ho dovuto attendere un’altra manciata di minuti per rimangiarmi tutto e rilassare le guance, finalmente con un sorriso. I due protagonisti sono un abbinamento un po’ bizzarro ma in linea con l’evoluzione della storia, che immaginavo un semplice a boy – meets – a girl, e invece ci ho trovato molto di più, frugando in una piacevole confusione tra colorate canzoni, baraonde familiari, alcune scene simpatiche e altre molto intense ed emozionanti (affidate soprattutto alla protagonista femminile, una vera a propria Leader).  Potrà non essere un film perfetto ma sicuramente vale il tempo e il denaro spesi per guardarlo, non c’è un limite ben preciso tra il delirio e la filosofia, oltre che a una ritmata punjabi wedding song, e magari pure le piogge monsoniche, il cielo grigio di Mumbai e una bella indigestione di vada pav.

Il mio giudizio sul film : *** 3/5
ANNO : 2014
REGIA:  Vinil Mathew
TRADUZIONE DEL TITOLO : Se ti sorride è in trappola!

CAST :
Parineeti Chopra ………………… Meeta
Sidharth Malhotra ………………. Nikhil
Adah Sharma ………………… Karishma
Manoj Joshi ……………………… Il padre di Meeta e Karishma

COLONNA SONORA : Vishal & Shekhar
PLAYBACK SINGERS: Vishal, Shekhar, Sunidhi Chahuan, Benny Dayal, Shreya Goshal, Shafqat Amanat Ali, Nupur Pant, Chinmayi Sripaada, Sanam Puri, Shipria Goyal.

QUALCOS’ALTRO:
Il film è stato prodotto da Karan Johar in collaborazione con Anurag Kashyap , Vikramaditya Motwane e Vikas Bahl.
Per pochi secondi Karan Johar compare in una scena della pellicola.
Il regista Vinil Mathew compie con Hasee toh Phasee il suo debutto cinematografico. La sua gavetta è stata al fianco di due autori di tutto rispetto delle cinematografie del sud, Bharath Bala e Santosh Sivan.