Harishchandrachi Factory racconta una bella storia d’amore,
quella tra un uomo con grandi sogni e la meraviglia del cinema, un’unione
inizialmente impossibile da coronare che piano piano si realizza e trasforma
Dhundiraj Govind Phalke in Dadasaheb Phalke, il padre del Cinema Indiano.
TRAMA
E’ il 1911, l’India è ancora una colonia inglese quando
D.Phalke (Nandu Mahdav), stampatore, fotografo e aspirante prestigiatore, assiste per la prima
volta ad una proiezione cinematografica: The life of Christ. L’invenzione dei
fratelli Lumière cambia per sempre la sua vita, l’idea di voler diventare
regista e creare la prima pellicola con tematiche e attori indiani diviene la
sua più grande ossessione.
Paresh Mokashi, affermato regista teatrale, sposta le
lancette dell’orologio indietro di cento anni e ci rende spettatori delle fasi
di creazione del film muto a tema mitologico, Raja Harishchandra, uscito nelle
sale nel 1913, data che è di fatto considerata la nascita del Cinema Indiano.
Il film ricostruisce con delicatezza e humor la passione di
Phalke e il suo vorace apprendimento al fine di acquisire tutte le conoscenze
necessarie e il materiale per poter girare un film. La storia parte da un colpo di fulmine: un
biglietto staccato, una sala buia, un fascio di luce, delle immagini in
movimento che trasportano in mondi immaginari o riproducono la realtà, il
protagonista viene rapito dalla nuova invenzione e non pensa ad altro, tanto
che gli amici iniziano a crederlo pazzo suggerendogli di sottoporsi a delle
cure. Per Phalke è amore a prima vista
ma anche follia, perché quando si inizia ad amare il cinema questa meravigliosa
creatura è in grado di rubare tutti i pensieri e trascinare con sé.
Seguiamo l’aspirante regista nei suoi esperimenti per
familiarizzare con un nuovo mondo, registriamo le tappe della sua progressiva conoscenza del fenomeno, l’apprendimento
delle tecnologie attraverso fatiche e sacrifici, buone intuizioni e piccoli
passi. Phalke può contare sul supporto della sua famiglia, che lo assisterà
anche nei momenti più difficili, la moglie e il figlio maggiore condividevano la stessa passione e credevano
nella possibilità di un suo successo. Il film propone dolci scene di vita
familiare, gli studi svolti insieme alla moglie, gli scherzi che la coppia amava
scambiarsi, la nascita della figlia Mandakini, che anni più tardi reciterà in
alcuni progetti del padre.
Phalke, come appare in Harischandrachi Factory, è una
fusione tra artista e businessman, un uomo creativo e appassionato ma anche lungimirante e attivo nella promozione
delle sue pellicole. Lo vediamo intento a studiare strategie pubblicitarie per
attirare un pubblico numeroso, cercando di scacciare le superstizioni che
vedevano nella proiezione di un film un fenomeno di magia nera. Il suo sogno
era costruire una vera prima industria cinematografica in India, nella quale il
lavoro di attori, tecnici e cineasti fosse considerato una
professione rispettabile, al pari delle altre attività produttive, da qui il
termine “Factory” , che ritroviamo anche nel titolo. Il film ci mostra come Phalke cercasse con
ogni mezzo di motivare i propri dipendenti facendo in modo di non farli sentire
“svergognati” o “perditempo” ma
diligenti operai di un’industria, un lavoro di squadra che richiede dedizione e
impegno.
Per risolvere la carenza di attori Phalke recrutò anche membri
della sua famiglia e impose agli interpreti una rigida disciplina per facilitare
l’impersonificazione. Andando contro le
regole del tempo il regista ha insistito fino all’ultimo per scritturare delle
donne nei ruoli femminili ma il cinema non era considerato un lavoro
rispettabile, nessuna donna a suoi tempi accettò di recitare di Raja
Harishchandra e l’autore fu costretto ad affidare a un uomo la parte di
Taramati.
Nel 1913 il
regista si dedicò a girare alcuni sketch appositamente pensati per illustrare
al pubblico gli aspetti pratici della costruzione di una pellicola, possiamo
quindi avere un’idea del regista mentre si dedica al montaggio, alla
composizione delle scene, mentre istruisce i suoi attori o assiste alla
creazione dei set. In occasione del centenario della nascita del Cinema Indiano
è uscita una copia in dvd di ciò che resta dell’originale film muto (alcune parti sono purtroppo andate perdute), nei contenuti speciali si possono scoprire dei
brevi filmati che mostrano un D.Phalke non troppo diverso dal
personaggio pensato da Paresh Mokashi per Harischandrachi Factory.
Il mio giudizio sul film : **** 4/5
ANNO: 2009
LINGUA : Marathi
REGIA: Paresh Mokashi
CAST:
Nandu Mahdav ………….. Dadasaheb Phalke
Vibhavari Deshpande …………………. Saraswati
COLONNA SONORA: Narendra Bhide
QUALCOS’ALTRO
L’Art Director di questo film è un nome illustre nella
storia odierna del cinema indiano: Nitin Chandrakant Desai , art director, produttore, impreditore nonché
titolare degli splendidi (e immensi) ND Studios di Karjat dove è stato
costruito anche il set del maestoso Jodhaa Akbar.
Solo alcuni dei premi e riconoscimenti conquistati dalla
pellicola:
Best Film –
Ahmedabad International Film Festival
(2009)
Best Film –
Kolhapur International Film Festival (2009)
Best Director
– Pune International Film Festival (2009)
Best Film,
Best Director, Best Art Director - Maharashtra State Film Awards
Selezionato a rappresentare l’India all’edizione 2009 degli
Academy Awards, il film ha concorso per l’Oscar nella categoria Best Foreign
Language Film.
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