Desterà più di una curiosità un film diretto da Bimal Roy che si apre con un inaspettato “C’era una volta .. a Roma…". L’impero al suo declino e gli attriti tra romani ed ebrei sono la cornice da cui far partire poi una favola d’amore alquanto stravagante, preparatevi alla trasformazione di Dilip Kumar in fascinoso centurione, non stupitevi di ritrovare sullo schermo toghe, bighe e gladiatori. No, non avete bevuto una tequila di troppo, è tutto vero. Yahudi rientra perfettamente nella categoria dei Peplum Movies (o Sword & Sandals Movies) nostrani, difficile da credere che uno dei padri del neorealismo indiano ne firmi la regia.
TRAMA
L’imperatore Marcus (Dilip Kumar) viene soccorso da una splendida sconosciuta (Meena Kumari) quando giace ferito ai bordi della strada. Con il tempo le ferite si rimarginano ma il ricordo bellezza della donna ebrea lo tormenta e vorrebbe rincontrarla. Dimenticando l’arrogante fidanzata Ottavia (Nigar Sultana) Marcus si mette alla ricerca della misteriosa salvatrice.
Bimal Roy, celebre per i suoi film realistici, emotivi ed essenziali, indulge in una mascherata del tutto estranea al suo stile. L’eleganza delle inquadrature e la qualità del bianco e nero rivelano quale nome si cela dietro questa lunga avventura romanzata ma tutto il resto, dalla scarsa originalità della trama alla freddezza delle interpretazioni, lo fa apparire divergente dai precedenti, e successivi, lavori del regista.
I costumi e i sets ricordano molti film storico/mitologici ormai celati negli archivi di Cinecittà, ritroviamo tutti gli elementi caratteristici del genere: statue, colonne, lance, calzari, mantelli, scenari romani dipinti sullo sfondo, mezzi busti in cartongesso, mercati popolari, palazzi, sotterranei e prigioni, passaggi segreti, ancelle velate danzanti, maghi incantatori e odalische. Gli abiti romani e gli accessori sono stati riprodotti con una certa cura e, se non fosse per le coreografie, dal un tocco molto più indiano, davvero non si penserebbe di avere davanti un film prodotto a Mumbai. Dal punto di vista estetico tutto risulta curato e sofisticato, la colonna sonora di Shankar e Jaikishan è gradevole, le visualizzazioni di alcuni brani, come “Yeh mera deewanapan hai” e “Aate jaate”, suggestive.
Seppur migliore dell’evanescente e vuoto Aan di Mehboob Khan, Yahudi è ancora lontano dalla raffinata leggerezza di Kohinoor, film in costume dai ritmi perfetti nel quale ritroviamo la stessa coppia di protagonisti. Il re e la regina della tragedia in bianco e nero, Dilip Kumar e Meena Kumari, questa volta rinunciano al dramma per dare libero sfogo ad una certa spensieratezza, almeno prima del chiassoso e confusionario climax all'insegna dell'overacting. Sfortunatamente Dilip perde molto del suo fascino a seguito di un’acconciatura poco felice, i suoi capelli, aggrediti senza alcuna pietà dal parrucchiere, diventano quasi biondicci, grazie al cielo il film è bianco e nero e non è possibile scorgere fino in fondo l’entità del danno.
Il mio giudizio sul film ** 2/5
ANNO: 1958
REGIA : Bimal Roy
TRADUZIONE DEL TITOLO: L’ebrea
CAST:
Dilip Kumar ……………….. Marcus
Meena Kumari …………….. Anna
Sohrab Mohdi ………………. Ezra
Nigar Sultana ……………… Ottavia
Nasir Hussain …………………… Brutus
Helen, Minoo Mumtaaz & Cokoo ……………… danzatrici
COLONNA SONORA : Shankar & Jaikishan
PLAYBACK SINGERS : Geeta Dutt, Mukesh, Lata Mangeshkar, Mohammad Rafi
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