14 gennaio 2009

HINDUSTAN TIMES F-J

FASHION: ***
Khalid Mohamed, 30.10.08
FIRAAQ: ***1/2
Il film si apre in un cimitero, con un carico di cadaveri a riempire lo schermo. E' il periodo immediatamente successivo ai disordini in Gujarat del 2002. Un evento terribile che è stato affrontato in altre pellicole (la migliore: 'Parzania'). Nandita Das non riprende quei fatti, ma ne trae ispirazione per intrecciare sei storie che esplorano le diverse facce dell'odio, dell'amore, dell'amicizia. Firaaq è un termine urdu che significa sia ricerca che separazione, due temi che stanno entrambi alla base delle vicende narrate. Alcune si incontrano, altre scorrono parallele. Ciò poteva dar luogo a confusione, ma la debuttante Nandita Das, che ha firmato la sceneggiatura con Shuchi Kothari, riordina le trame in una narrazione fluente ed emotiva. La brillante fotografia di Ravi K. Chandran regala al film un aspetto naturale. Il montaggio di Sreekar Prasad è teso e tirato. Con un cast come questo le interpretazioni soddisfano le aspettative. Ma alcuni attori ugualmente spiccano. Naseeruddin Shah offre un'altra eccellente performance nei panni di un musicista ignaro della dura realtà. Lo spettatore riesce a provare la sua disillusione. Riesce quasi a sentire la musica nella sua testa. Raghubir Yadav è una degna spalla. Shahana Goswami e Deepti Naval, due mogli tormentate, ciascuna nella sua maniera, lasciano il segno. E il piccolo Mohamed Samad che interpreta Mohsin è sorprendente. Malgrado alcuni personaggi e alcune scene siano un poco pesanti, 'Firaaq' segna un punto grazie alla sua moderazione. Non capita spesso che un'attrice diventi regista: Nandita Das, con questo film, ci offre di sicuro una ragione per festeggiare.
Shashi Baliga, 20.03.09
404: ***
Ogni morte è improvvisa, e ogni essere umano che muore lascia dietro di sè qualcosa di incompiuto. L'anima insoddisfatta diviene la giustificazione del perchè le persone dotate di poteri paranormali vedano fantasmi o allucinazioni, o immaginino cose per le quali siano mentalmente predisposte. Per una volta, in 404 c'è un mistero, un brivido palpabile nell'aria che scorre sul collo. Il regista (Prawaal Raman, il cui Darna Mana Hai, un horror del 2003, fu un esperimento altrettanto raffinato) conosce chiaramente un paio di cose su come condurre il suo pubblico, con pazienza e con emozione, in una casa degli orrori. Nishikanth Kamath è sincero, scaltramente reticente, una meravigliosa scoperta come attore. In 404 non si ride, mai. Si desidera solo scoprire come la storia proceda, cosa succederà poi. La tensione è trattenuta, poi rilasciata, poi trattenuta di nuovo. Così la suspence. Il finale è scioccante e prende alla sprovvista. E non si chiede la restituzione dei soldi del biglietto. Cosa rara. M. Night Shyamalan, con un colpo solo (Il sesto senso), mutò forse il modo in cui il mondo vedeva i morti. Questo film finemente misurato potrebbe fare lo stesso in India per il paranormale.
Mayank Shekhar, 20.05.11
GAME: *
Un mucchio di colpi di scena di terz'ordine. Inutili inquadrature di uno yacht solitario nel vasto oceano. La direzione artistica punta alla fotografia pubblicitaria e basta.
Mayank Shekhar, 01.04.11
GHAJINI: **
Restate fedelmente aggrappati al vostro cappello. L'acqua sgocciolante da un un rugginoso rubinetto sta per trasformarsi in uno sciabordio di tuono. L'assordante stridore del commento musicale prorompe in un reggae'n'rap. Benvenuti a Ghajini. Lasciatevi catturare: questa FRAGOROSA, inverosimile e prevedibile maratona di tre ore sulla vendetta è nobilitata dall'onnipresenza di Aamir Khan. Khan è il miglior elemento sullo schermo. Spesso la sceneggiatura vi lascerà sbadiglianti e disorientati a chiedervi cosa diavolo stia succedendo. E' sicuramente il film sbagliato al momento sbagliato. Sentite il bisogno di vedere così tanto splatter sanguinolento, tanta ferocia? Il ruolo di Jiah Khan è vago. Il debutto di Asin è convincente. Aamir Khan è bravo, come sempre, ma questa non è certamente la sua performance più indimenticabile.
Khalid Mohamed, 25.12.08
GOLMAAL 3: *1/2
Golmaal 3 riporta agli anni settanta, e trae ispirazione per il suo umorismo solo da Bollywood. Praticamente ogni dialogo e quasi ogni scena rimandano ad un'altra pellicola o ad una celebrità. Il cast e la troupe si sono certamente divertiti a girare G3. Buon per loro. I personaggi principali e secondari sono molti, ma il link mancante è proprio il film. G3 dura tre ore, troppe per essere racchiuse in una sceneggiatura, ma il Diwali bussa alla porta e la narrazione non è importante: bastano buffonerie e dialoghi triti da parte di qualunque attore al momento disponibile.
Mayank Shekhar, 04.11.10
GULAAL: ****
Anurag Kashyap crea uno spazio minaccioso e brutale che come un vulcano sputa fuori veleno fuso. Può essere un'esperienza opprimente, ma anche immensamente eccitante. 'Gulaal' vi cattura già dalla prima drammatica sequenza, e cresce di potenza in un modo che può soffocare con il suo sovraccarico sensoriale, ma che mantiene le sue promesse nel climax. Ciò che rende 'Gulaal' così avvincente è l'esaltante confluenza dei molti aspetti che compongono il film. Il drammatico montaggio di Aarti Bajaj rende taglienti le incredibili inquadrature di Rajeev Ravi. I costumi si innestano perfettamente nella scenografia. I dialoghi di Kashyap sono acuti tanto quanto la sceneggiatura. E quando la recitazione non è buona, è eccezionale. Kay Kay Menon e Aditya Srivsatav colpiscono per l'interpretazione superbamente controllata. Abhimanyu Singh dà vita al ribelle Rananjav con un'arroganza pericolosamente allettante. E l'irresistibile Deepak Dobriyal costruisce un trionfo pur con un ruolo relativamente di basso profilo. Ma è Piyush Mishra - attore, musicista e compositore di testi - che lascia senza fiato con la sua ispirata follia. Sembra quasi indecente parlare di difetti per questa pellicola, ma non possiamo sfuggirli: Jesse Randhawa è dignitosa ma inadatta al ruolo; il simbolismo e le allusioni allegoriche possono essere potenti ma anche incomprensibili. Però si è pronti a perdonare tutto di fronte alla brillantezza di gran parte del film. 'Gulaal' ha avuto una genesi lunga - sette travagliati anni - ma il ritardo se non altro ha aggiunto profondità alla storia, narrata da Kashyap con grande passione, mestiere e audacia.
Shashi Baliga, 13.03.09
GUZAARISH: ***
Guzaarish si ispira a Mare dentro tanto quanto Black si ispirava ad Anna dei miracoli. Hrithik Roshan, il Jesus Christ Superstar indiano, recita la sua parte sfiorato da ombre rosseggianti, sotto un vasto cielo grigio. Penso sia, in quella fascia d'età, l'attore migliore che abbiamo. Hrithik in Guzaarish punta alla conquista di qualche premio, ma fortunatamente lo sforzo non si vede, lo zelo sì. Aishwarya Rai colpisce più per la sua avvenenza che per la devozione del suo personaggio. Nel film l'estetica sovrasta tutto il resto. L'immaginazione di Sanjay Leela Bhansali è un sogno potente che cambia colore in ogni pellicola. Guzaarish, nei toni del blu scuro, è in larga parte un mix di raffinata coreografia e di grande magia. Le inquadrature sono sensazionali, meravigliose (non la colonna sonora, composta dallo stesso Bhansali, ma è un male minore), però la loro perfezione allontana lo spettatore dall'interiorità dei personaggi. Dovremmo commuoverci per la vicenda narrata in Guzaarish, e questa distanza purtroppo non lo consente. Rimanere ipnotizzati dalla magnificenza del grande schermo non sempre è positivo: all'inizio si viene soverchiati, e alla fine si resta leggermente delusi. Ecco il problema di Guzaarish, che è, sotto altri aspetti, un buon film.
Mayank Shekhar, 19.11.10
HALLA BOL: **
Khalid Mohamed, 11.01.08
HELLO: *
'Hello' raggiunge la schiera dei peggiori film di recente memoria. La pellicola vanta ben 6 belle statuine. Dalip Tahil è talmente irritante che vorresti sbarazzarti di lui con una spiralina antizanzara. Il film non ha ritmo nè movimento. La colonna sonora di Sajid-Wajid non vi farà ballare. Del cast solo Sharman Joshi è piacevole. E cosa dire della combinazione Agnihotri-Bhagat? Assolutamente niente, eccetto che entrambi hanno sbagliato numero.
Khalid Mohamed, 10.10.08
HISSS: *
Molti uomini concorderanno: Mallika Sherawat è sexy sino a quando non apre bocca, e per fortuna in Hisss non pronuncia una parola.
Mayank Shekhar, 22.10.10
HOUSEFULL: **
La gag con la scimmia ricalca una scena inclusa nella commedia di Ben Stiller Una notte al museo. La gag con la tigre ricorda Una notte da leoni. La canzone principale riprende, remixandolo, un brano di Kalyanji-Anandji dalla colonna sonora di Lawaaris. Suppongo che fare cinema sia anche un'arte culinaria di marinare insieme spezie e sequenze. Partenze di questo tipo - rapide battute per quasi metà film - sono comuni a Bollywood (tra le pellicole recenti mi viene in mente Bad Luck Govind). La storia è accreditata al produttore Sajid Nadiadwala, e, rispetto a quella di Kambakkht Ishq, sembra Quarto Potere! Housefull è solo una catena di gag, una barzelletta dietro l'altra, a volte in relazione fra loro, spesso no. Alcune hanno un senso, molte no. Alcune sono prese in prestito, molte non si adattano alla pellicola. Il soggetto di Housefull è scatenare risate: il film di sicuro non cerca l'applauso della critica.
Mayank Shekhar, 30.04.10
HUM TUM AUR GHOST: *1/2
Il film è una commedia romantica realizzata male, non divertente, scollegata dalla sceneggiatura. Warsi ci ha deliziato in passato come attore di spalla al protagonista in 'Munna Bhai', 'Ishqiya', 'Salaam Namaste', 'Kabul Express'. Ma nel ruolo principale di un NRI (*) seduttore e alla moda, in un'ambientazione romantica e artificiale, la sua disinvoltura impallidisce.
(*) Non Returning Indian, cioè Indiano emigrato all'estero
Mayank Shekhar, 26.03.10
I AM: ***
I am non è un lungometraggio bensì un insieme di quattro corti non correlati fra loro se non da link casuali. Data l'attenzione in costante diminuzione mostrata in generale dal pubblico, questo modo di costruire una pellicola potrebbe essere il futuro... Attraverso ciascun corto lo spettatore può captare il respiro e il suono di Calcutta, del Kashmir, di Bangalore e di Mumbai, tutti luoghi che rappresentano uno scenario indiano in cambiamento. Era da un po' che non ammiravamo Manisha Koirala sullo schermo, ma ancora una volta capiamo perchè Mani Ratnam vide una terrorista suicida (Dil Se) in questa attrice dalla femminilità così intensa. Rahul Bose è incredibilmente disinibito, il che è insolito per un attore indiano famoso. Il regista ha voluto chiaramente narrare conflitti forti e coinvolgenti, grazie anche al contributo di 400 sconosciuti investitori residenti in 45 città diverse nel mondo. Il mio corto preferito è il primo, quello interpretato da Nandita Das. E' teso e vissuto: ancora un passo oltre, e la storia poteva raggiungere quel tipo di sensibilità dall'appeal globale alla Pedro Almodovar (Parla con lei, Tutto su mia madre). Ma per ora è sufficiente. Penso, dunque I am.
Mayank Shekhar, 29.04.11
I AM KALAM: ***
Harsh Mayer si è meritato il National Award. I am Kalam non è un film moralistico nè melodrammatico, bensì una favola intima e dolce che tocca gli argomenti della differenza di classe, della povertà, dell'infanzia e dei sogni, e che non perde mai di vista una narrazione plausibile e coinvolgente. E ciò aiuta. Il protagonista è davvero incantevole, proprio come la pellicola.
Mayank Shekhar, 05.08.11
I HATE LUV STORYS: ***
L'esordiente regista Punit Malhotra raccoglie amabilmente tutti i cliché tipici delle storie d'amore bollywoodiane. L'idea è interessante e sviluppata in modo innovativo in un film dentro un film, con una coppia fresca che condivide un'intesa vivace, e con la frizzante colonna sonora di Vishal-Shekhar. Ma la novità subito si sgonfia a causa di una trama prevedibile, soprattutto nel secondo tempo. Sonam Kapoor è piacevole ma non possiede la gaiezza sorridente di Preity Zinta o la naturale sensualità di Kajol. Comunque l'attrice promette bene e c'è spazio per migliorare. La somiglianza di Imran Khan con lo zio Aamir Khan è troppo evidente per essere ignorata: l'aspetto da ragazzo della porta accanto, lo sforzo di raggiungere la perfezione, la determinazione di sfuggire al convenzionale. Imran ha solo bisogno di una sceneggiatura più adatta per offrirsi al meglio.
Roshmila Bhattacharya, 02.07.10
ISHQIYA: ***1/2
Il film è ambientato nel cuore maschile e misogino dell'India, ma è la protagonista femminile a colpire con la potenza del suo personaggio. Vishal Bhardwaj, produttore, compositore della colonna sonora e scrittore dei dialoghi, ha dato voce a quest'India. E Chaubey, il regista, ne ha tratto il colore. L'umorismo è completo. Assaporate il pungente, originale profumo di 'Ishqiya'.
Mayank Shekhar, 29.01.10
IT'S A WONDERFUL AFTERLIFE: **
Poche attrici indiane possono competere con Shabana Azmi. In 40 anni ha girato circa 130 pellicole, eclissando la maggior parte delle sue colleghe. Ma ritengo che It's a wonderful afterlife sia uno di quei rari casi in cui Shabana si muove sul set chiedendosi cosa fare di se stessa. E' una difficoltà seria per qualunque regista creare una commedia basata sulla figura di un'amorevole madre che si trasforma in un serial killer. Ma ci si chiede se il film non sia stato diretto da due persone diverse. It's a wonderful afterlife è solo un triste B-movie che segretamente spera di acquisire lo status da pellicola di culto. Credo ci voglia del talento di altro tipo per riuscirci.
Mayank Shekhar, 07.05.10
JAANE KAHAN SE AAYI HAI: *
L'andherite (*) è un disturbo piuttosto diffuso nei sobborghi settentrionali di Mumbai, la piccola porzione d'India che produce probabilmente il maggior numero di film al mondo. Qui tutti parlano riferendosi al cinema, e forse pensano anche in termini di scene e dialoghi cinematografici. E' convinzione comune che Bollywood sia il mondo. Coloro che soffrono di questo disturbo di solito ambientano i loro film nel mondo del cinema, e JKSAH ne è un esempio. Il sottofondo musicale è un medley di vecchi brani bollywoodiani. Il protagonista, il suo amico e la ragazza di cui è innamorato lavorano nel cinema. Sulle pareti sono affissi manifesti di Dilwale Dulhanya Le Jayenge. Una storia periferica coinvolge la coreografa e regista Farah Khan che si riappacifica con Shah Rukh Khan. Sajid Khan, Akshay Kumar, Karan Johar, Priyanka Chopra regalano dei cameo. L'unico a sentirsi un po' alieno è lo spettatore.
(*) Andheri è il nome del più popoloso sobborgo di Mumbai, con circa quattro milioni di abitanti. Andheri East ha ospitato dagli anni trenta agli anni ottanta molti studi cinematografici. L'aeroporto internazionale di Mumbai è localizzato in quest'area. (nota di Cinema Hindi)
Mayank Shekhar, 09.04.10
JAANE TU YA JAANE NA: ***1/2
Khalid Mohamed, 04.07.08
JAIL: **
Accantoniamo per un attimo i personaggi e prendiamo in considerazione il regista, un personaggio egli stesso. La sua filmografia annovera titoli chiari e autoesplicativi. Una settimana sì e una no minaccia di esporre i panni sporchi di un settore o di un altro: l'ambiente ospedaliero, le premiazioni, le aule dei tribunali, il cricket, e simili. Si nota nelle sue pellicole una certa difficoltà nel rappresentare la vita urbana. Forse il regista non è abbastanza capace, o forse ritiene che il pubblico immagini in questo modo gli ambienti da lui descritti. La formula è piuttosto semplice: collochi il protagonista in un inferno rappresentato da uno scenario torbido che è poi il film stesso. Alla fine il protagonista supera una prova. Il pubblico credulone e con gli occhi spalancati simpatizza per lui e crede di aver imparato qualcosa di un mondo che prima non conosceva. Il regista passa ad un altro soggetto, ma il modello della storia rimane lo stesso. 'Jail' è di gran lunga migliore delle pellicole più recenti di Bhandarkar. La differenza chiave dalle precedenti è che il protagonista è un uomo. Ciò che avremmo voluto sapere, come in qualunque altra storia, è qualcosa in più sul protagonista - il suo passato, i suoi conflitti, i suoi sogni infranti. Questo avrebbe potuto grandemente aiutare nell'empatia. Immagino che solo in una cultura cinematografica meno evoluta di quella Indiana un film che si limiti ad essere mero scenario possa fregiarsi di realismo.
Mayank Shekhar, 07.11.09
JANNAT: **
Khalid Mohamed, 16.05.08
THE JAPANESE WIFE: **
Guardatevi dai commenti degli amici quali 'è un film girato benissimo', o 'le interpretazioni sono fantastiche', o ancora 'la pellicola è buona ma un po' lunga (o lenta)'. Ciò che intendono dire è che la storia fa schifo. The Japanese wife di Aparna Sen è girato a meraviglia, ragionevolmente ben recitato, ed è abbastanza lungo (o lento). Questi elementi distolgono l'attenzione dalla sceneggiatura che, francamente, è orrenda. Se non sbaglio questo è il primo adattamento di Aparna di un'opera letteraria. E si vede. Il realismo e il coinvolgimento dei suoi film qui sono del tutto assenti. In una prolifica carriera di circa 30 pellicole, Aparna è la sola che abbia estratto il top da Rahul Bose (Mr. & Mrs. Iyer, 15 Park Avenue). E qui non fa eccezione: Bose regala probabilmente la sua performance migliore. Ma il film rimane una noia.
Mayank Shekhar, 08.04.10
JASHNN: *
A differenza dei recenti successi Bhatt, la trama di questo film è sfortunatamente una storia d'amore, un argomento nel quale oggi come oggi non è facile trovare situazioni conflittuali. Ma gli sceneggiatori pongono comunque ogni sorta di ostacoli al protagonista, sperando, invano, di catturare l'attenzione dello spettatore sino alla fine.
Mayank Shekhar, 18.07.09
JHOOTHA HI SAHI: *1/2
Il tono è davvero da sit-com americana, con conversazioni persino più banali. La finzione è totale. Jhootha Hi Sahi è inesorabilmente noioso e incontrollato. Difficile decidere cosa sconcerti di più, se il film o il cast per nulla ispirato. La storia narrata in JHS è ciò che sia chiama Trama Idiota, una trama che si basa interamente su equivoci irrilevanti allo scopo di allungare la solita sciocca premessa: un personaggio scritto a casaccio, molte sotto-trame, danze, canzoni, un altro tour guidato di Londra, colpi di scena. La protagonista dichiara: 'Fidato (*) è qualcuno di cui ti fidi'. Finito (*) significa finito. Magari questo film avesse capito quando farlo.
(*) In italiano nel testo.
Mayank Shekhar, 22.10.10
JODHAA AKBAR: **
Khalid Mohamed, 15.02.08

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